Vendere casa: accorgimenti da considerare per renderla appetibile nel mercato
Se avete deciso di vendere casa per comprarne una più nuova o per spostamenti dovuti ad altre scelte di vita, avrete sicuramente interesse ad ottenerne il giusto prezzo di mercato. Purtroppo le trattative tendono ad arenarsi per i motivi più disparati, arrivando a contrattare fino ad una riduzione del prezzo di vendita anche sensibile pur di riuscire a sbloccare la compravendita.
In realtà ci sono tutta una serie di possibilità su cui possiamo lavorare per cercare di rendere il nostro appartamento realmente interessante e differente dai molti che sono presenti sul mercato immobiliare, dalla valorizzazione degli spazi interni, alla cura dell’aspetto estetico con la scelta di complementi di arredo di tendenza e che sappiano dare alla casa la giusta personalità, fino alla gestione dei piccoli interventi di ristrutturazione.
Soprattutto se si tratta di una casa con un po’ di anni sulle spalle, potrebbero essere necessari alcuni interventi volti a garantire un miglioramento delle sue prestazioni per essere più appetibile in sede di trattativa.. e uno degli aspetti su cui non si deve essere impreparati è quello riguardante l’efficienza energetica.
Vi siete mai chiesti quanto effettivamente consuma la vostra abitazione?
Una casa per la quale spendiamo fior di quattrini ogni mese per le bollette energetiche non si può di certo considerare molto attraente per un potenziale compratore; all’investimento per l’acquisto si andrà ad aggiungere la certezza che si dovrà spendere molto anche con le bollette mensili, sempre se non si decida di porre rimedio con opportuni correttivi.
Il modo per vedere facilmente quale è il grado di efficienza energetica di un immobile è la certificazione energetica APE, un certificato redatto da ingegneri abilitati e validato al Catasto Energetico Regionale, che descrive quelle che sono le caratteristiche energetiche di un edificio e che, detto in parole semplici, ci fa capire quanto consuma. Come molti di voi sapranno la classe energetica viene definita attraverso degli indicatori standard e sintetizzata con l’assegnazione di una lettera (a scendere, dalla A4 che rappresenta un edificio con ottimi livelli di efficienza energetica, alla G che riguarda edifici con efficienza energetica pari a zero e consumi molto elevati).
Se volete vendere casa, dovete assicurarvi che il valore di riferimento non sia l’ultimo o il penultimo e capire quali sono le opportunità di miglioramento della classe energetica.
Il rischio è che il valore dell’edificio cali vistosamente rispetto a quanto vorreste effettivamente guadagnarci, e che in sede di trattativa questo aspetto venga utilizzato dal potenziale compratore per richiedere una cifra ancora più esigua, senza dimenticare che quando si legge un annuncio e si scopre che l’edificio ha una scarsa efficienza energetica, difficilmente l’acquirente sarà tentato di effettuare una proposta al venditore.
Metodi per migliorare l’efficienza energetica di un edificio

Parlare in questa sede di quante siano le possibilità di migliorare l’efficienza energetica di un edificio è davvero complesso, ma vogliamo soffermarci in particolar modo sugli interventi che si possono effettuare sull’involucro della casa, ossia la struttura che separa l’ambiente confinato con quello che è l’ambiente esterno; solitamente in un involucro si considerano le pareti, gli infissi, il soffitto ed il pavimento.
Se la casa ha una scarsa efficienza energetica, una delle possibili cause può essere dovuta al basso livello di isolamento di uno o più elementi dell’involucro stesso; scarso isolamento vuol dire che la struttura non è costruita con materiali tali da poter mantenere il calore, disperdendolo all’esterno.
Il fenomeno della dispersione termica è quindi quello a cui dobbiamo prestare più attenzione; una casa che soffre particolarmente di questa problematica rischia di essere molto calda durante l’estate e molto fredda in inverno.
Il rimedio in questi casi è il ricorso continuo a riscaldamenti e condizionatori, che aiutano a mantenere ottimale la temperatura, ma che non possono rimanere accesi in eterno, se non si vuole rischiare di pagare bollette salatissime. Inoltre, una casa non correttamente isolata dal punto di vista termico, non riesce a mantenere quello che abbiamo prodotto attraverso questi sistemi, andando a disperdersi facilmente nell’ambiente esterno.
L’isolamento termico aiuta a minimizzare queste dispersioni, facendo si che la casa possa mantenere da sola la giusta temperatura interna, arrivando cosi a farci risparmiare sui consumi energetici mensili, e diventando di conseguenza un edificio molto più appetibile in sede di vendita.
Si avrà un sicuro miglioramento della nostra classificazione energetica, il valore dell’immobile sarà sicuramente più elevato rispetto alle altre abitazioni uguali ma non migliorate energeticamente, inoltre l’appetibilità crescerà perché si avrà la consapevolezza di abitare in una casa che ci consente di stare bene tutto l’anno e di abitarla volentieri (il cosiddetto benessere termico, una grandezza non misurabile, ma piuttosto una condizione mentale propria di chi sente di stare in una casa confortevole dal punto di vista della sensazione termica provata).
Come intervenire correttamente sulle dispersioni di calore
Per lavorare sulle dispersioni di calore bisogna valutare, innanzitutto, dove si trova la casa o appartamento in questione; se per esempio abitiamo in un appartamento condominiale posto ad un piano intermedio, sicuramente confineremo con altri ambienti riscaldati, e avremo soprattutto necessità di intervenire sulle pareti verticali esterne e le finestre, non di certo sul tetto o sul pavimento.
Qualora l’abitazione considerata si trovasse ad essere indipendente, come una classica villetta, in questo caso alle pareti e finestre, potrà essere interessante vedere se si ha modo di intervenire sul sottotetto, sul pavimento (i sistemi di riscaldamento a pavimento sono particolarmente richiesti oggigiorno), sui cassonetti degli avvolgibili.
Ovviamente se si vogliono ottenere dei buoni risultati occorrerebbe puntare su una serie di interventi calibrati su più fronti, ma comprendiamo quanto l’esborso economico possa essere importante.
Ecco perché una soluzione iniziale (e sicuramente la più importante da fare) che se ben attuata può consentire di risparmiare fino a 3-4 gradi centigradi, è rappresentata dall’isolamento delle pareti, che sono quelle che per la maggior parte subiscono il fenomeno delle dispersioni termiche.
Come si può intervenire sulle pareti? Un metodo utile è sicuramente l’installazione di un cappotto termico sulla facciata esterna dell’abitazione (si tratta di una serie di pannelli isolanti che vengono comunque coperti e non si notano minimamente), particolarmente interessante perché consente di ottenere ottimi risultati in termini di isolamento… le problematiche sono, però, rappresentate dal fatto che:
- il costo di installazione è parecchio elevato e, specialmente nei condomini, alcuni non sono d’accordo con il volersi accollarsi anche questa spesa;
- ci sono dei vincoli di natura architettonica, o anche vincoli di accettazione (come nel già citato caso dei condomini) che non consentono di avere l’assoluta garanzia che si possano far partire i lavori;
Interventi di isolamento termico sulle intercapedini
Per ovviare a situazioni simili possiamo intervenire sulla parete interna del singolo appartamento, con particolare riferimento alle intercapedini, ossia gli spazi vuoti delle mura perimetrali che si trovano in molti vecchi edifici e che venivano introdotti ritenendoli adatti ai fini di ottenere un rudimentale isolamento termico; questo può anche essere vero solo se il diametro del vuoto è davvero esiguo (1-2 cm), in quanto si crea una sorta di piccola barriera, ma nel caso di dimensioni molto più elevate (intercapedini superiori ai 4 cm) il rischio è quello di ritrovarsi con la formazione di correnti d’aria, dei veri e propri moti convettivi che possono portare a generare fenomeni di dispersione termica (anche di parecchi gradi centigradi).
Per intervenire sulle intercapedini la metodologia più utilizzata è quella che comprende l’inserimento di materiale isolante all’interno del vuoto presente, così da riempirlo completamente e minimizzare il fenomeno di dispersione termica; sulla modalità di realizzazione dell’opera ci sono varie possibilità, ma quella che attualmente da assolute garanzie di riuscita è rappresentata dalla foratura della parete nella quale è presente l’intercapedine (con un apposito macchinario che non rilascia polvere e residui) e con conseguente inserimento per insufflaggio di un materiale isolante, fino a completo riempimento della parete.
Si possono valutare le possibilità di inserimento di materiali sfusi, come la lana di roccia o il sughero, oltre a materiali espansi come le schiume poliuretaniche… le seconde hanno sicuramente alcuni pregi che le fanno preferire per lavori di questo tipo, come ad esempio:
- la facilità di riempimento dell’intercapedine, poiché prodotti di questo tipo riescono ad inserirsi anche negli angoli e tra le tubazioni, senza causare rotture o danneggiamenti;
- la capacità di far respirare la parete;
- la sua atossicità, non infiammabilità e capacità di solidificare dopo poche ore.
Nel momento in cui il lavoro sarà terminato (all’incirca si tratta solo di una singola giornata lavorativa), avrete modo di verificare come già nel breve periodo sia possibile recuperare almeno 3-4 gradi centigradi rispetto alla situazione pre-intervento.
Ne gioverà la casa nel suo complesso, riuscendo a mantenere una temperatura interna migliore e vedendo aumentare il suo valore di mercato, ma ne gioverà anche l’ambiente grazie alle minori emissioni che andremo ad immettere. Per quanto ci riguarda invece, avremo l’occasione di risparmiare sulle future bollette recuperando nel corso degli anni l’investimento fatto e arrivando con il tempo anche a guadagnarci grazie al risparmio ottenuto.

Cosa ne pensi?