Con la pittura romana antica è successo qualcosa di piuttosto unico. Per secoli infatti questa forma d’arte rimase poco nota. Le architetture e le sculture romane erano sotto gli occhi di tutti e ispirarono l’arte per secoli, ma le testimonianze della pittura romana erano piuttosto limitate. Scopriamo insieme allora cos’ è la pittura romana, le principali caratteristiche, i suoi anni e periodo storico e pdf gratis da scaricare.
Un edificio in pietra o una grande statua sanno senza dubbio resistere meglio nel tempo rispetto a manufatti pittorici, ma le cose sono cambiate, grazie a delle (relativamente recenti) scoperte archeologiche, in particolare ci riferiamo alle prime serie indagini archeologiche ad Ercolano e Pompei, che ebbero inizio verso la metà del Settecento.
Indice
La riscoperta della pittura romana
Se parliamo di arte antica, ad esempio proprio quella Romana, spesso ci focalizziamo su architettura, scultura o manufatti in terracotta (anfore, ecc.). Mentre se parliamo di arte moderna o contemporanea viene dato ampio spazio alla pittura, come mai?
La pittura era usata e anche molto ben sviluppata, tra gli antichi romani, ma per secoli se ne è saputo poco o nulla. Le grandi evidenze del passato erano altre, monumenti e opere impossibili da non notare. Di pittura si era conservato invece poco.
I romani assimilarono in larga parte la pittura greca, imitandone modelli e tecniche in modo analogo a quanto fecero con la scultura, ma a differenza di quest’ultima, la pittura era meno resistente al passare degli anni e dei secoli.
Ecco le prime indagini archeologiche a quando risalgono…
Le prime serie indagini archeologiche condotte nei siti di Ercolano prima e Pompei dopo, cambiarono parecchio le carte in tavola a partire dal 1738-48.
Prima di questo periodo si conosceva la pittura romana in modo molto marginale, da quegli anni fu progressivamente sempre più soggetta ad una forte riscoperta.
Le condizioni di preservazione assolutamente uniche nel loro genere delle città vesuviane di Pompei, Ercolano e Stabia, hanno permesso il ritrovamento di grandi quantitativi di esempi di pittura, soprattutto parliamo di affreschi, ma anche mosaici e altro. Le scoperte continuano ancora ai giorni nostri.
Le pitture pompeiane sono tra le più note e oggi ampiamente studiate e sono databili tra il II secolo a.C. e la data della ben nota e catastrofica eruzione del Vesuvio, del 79 d.C.
L’aumento dell’interesse per le pitture romane, seguito alle scoperte pompeiane ha poi permesso di valorizzare anche altri esempi pittorici decisamente notevoli, come quelli delle case del Celio, dove si possono ammirare pitture per molti versi stilisticamente vicine a quelle dei siti vesuviani.
Quattro stili della pittura romana antica: cronologia
- Primo stile o stile strutturale (150 a.C.-80 a.C.);
- Secondo stile o architettonico (80 a.C.-20 a.C.);
- Terzo stile o stile ornamentale (20 a.C.-50 d.C.);
- Quarto stile o dell’illusionismo prospettico (dal 50 d.C.).
I 4 stili della pittura pompeiana
La pittura pompeiana si può dividere in 4 differenti stili. Anche se oggi pensiamo a Pompei come ad un punto fermo e per certi versi appiattito nel tempo, Pompei divenne romana dall’89 a.C. (anno in cui venne conquistata) ebbe quindi una lunga storia e di conseguenza una notevole produzione artistica, fino al 79 d.C. Come è normale che sia con il passare del tempo gli stili cambiano e nello specifico ci furono 4 fasi ben distinte e riconoscibili.
Pittura di Primo Stile

Il primo stile della Pittura pompeiana di epoca romana fa riferimento a opere prodotte dal 150 a.C. fino all’80 a.C. Questo è anche detto stile strutturale o dell’incrostazione. Diffuso sia negli edifici pubblici che nelle domus (case) private.
Le opere in questo stile, spesso vedevano anche l’uso di elementi tridimensionali, come rilievi in stucco, da cui la definizione di “stile dell’incrostazione”.
La caratteristica principale di queste pitture è la suddivisione in fasce: una prima decorata con cornici in stucco sporgente, una fascia centrale dipinta con i colori predominanti rosso e nero ed eventuali variazioni, come viola o giallo-verde, una terza fascia o zoccolo solitamente di colore giallo.
Il primo stile derivava da una profonda ispirazione ellenistica. Nell’area vesuviana, in particolare a Pompei, questa tecnica è presente nella Basilica, nel tempio di Giove, nella Casa del Fauno e in quella di Sallustio.
Pittura di Secondo Stile

Il secondo stile pompeiano, anche detto “stile architettonico”, si colloca tra l’80 a.C. e la fine del I secolo a.C. La differenza sostanziale con il primo stile sono le creazioni di cornici e fregi con tralci vegetali dipinti, non più realizzati in stucco. Rispetto al primo stile c’è anche un maggiore senso di profondità grazie ad elementi architettonici elegantemente realizzati.
In concomitanza con la nascita di questo stile, fecero la comparsa i cosiddetti paesaggisti, che a Pompei erano molto richiesti per la loro abilità di decorare gli ambienti con dettagli naturali e non, dimostrando grande maestria tecnica e notevole creatività.
Pittura di Terzo Stile

Il terzo stile di pittura pompeiana, anche detto “stile ornamentale”, si colloca fino alla metà del I secolo, sotto il principato di Claudio (41-54). Profondamente diverso dal precedente non ne perpetua la tridimensionalità, ma predilige elementi piatti con aree riempite con un unico colore. Alcuni esempi di questi ornamenti si possono trovare nel tablinum della Casa di Marco Lucrezio Frontone, a Pompei.
Pittura di Quarto Stile

Affermatosi in età neroniana, il quarto stile pompeiano è anche detto “dell’illusionismo prospettico” e si distingue dai precedenti per l’introduzione di architetture di ispirazione fantastica estremamente scenografiche ed elaborate.
Questa tecnica pittorica presenta in molti casi uno stile sostanzialmente bidimensionale e molto decorativo, che a Pompei si impose dopo il 60 d.C. Il quarto stile non presenta grandi innovazioni rispetto agli stili precedenti, mantenendo comunque uno standard elevato di qualità e una certa ricchezza.
Esempi pompeiani di indubbio pregio relativi a questo stile sono stati ritrovati nella Casa dei Vettii e nella Casa dei Dioscuri.
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Lorenzo Renzulli

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