Canaletto, vita, opere e stile di un mostro sacro dell’arte

Ultima modifica 08/04/2024

Giovanni Antonio Canal, meglio noto come il Canaletto, è uno dei più grandi vedutisti di tutti i tempi, vissuto a Venezia, tra il 1697 e il 1768.

Il vedutismo è un genere nato nel Settecento che metteva al centro paesaggi e vedute, spesso estremamente accurati e realistici, anche se non sempre precisi e fedeli alla realtà.

Oggi è normale pensare a paesaggi come a soggetti per dei quadri, ma non è sempre stato così, le vedute per secoli sono state relegate a meri fondali, con il tempo però si sono ritagliare un ruolo da protagonista nella storia dell’arte.

Nelle sue vedute Canaletto cristallizzò le meraviglie della città lagunare, con alcune licenze scenografiche e prospettiche, ma in genere con grande accuratezza e dovizia di particolari, che divennero la sua riconoscibile cifra stilistica.

Le conquiste in campi come l’ottica e la prospettiva e i primi dispositivi, simili per certi versi a macchine fotografiche, si pensi alla camera ottica, facilitarono il lavoro, almeno sul piano del disegno a Canaletto e ad altri vedutisti, ma questo non toglie che il suo valore artistico e la riconoscibilità dei suoi lavori, fosse ai massimi livelli, ieri come oggi.

La vita di Canaletto, principali eventi in sintesi

Canaletto

Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto nacque a Venezia nel 1697. Era figlio d’arte, come si direbbe oggi, suo padre era il pittore Bernardo Cesare Canal con il quale Antonio collaborò alla messinscena di alcuni spettacoli melodrammatici, preparando dei fondali dipinti, per le scenografie.

Dell’attività teatrale, o meglio scenografica, di cui non restano testimonianze pittoriche, Canaletto passò presto alla pittura di “veduta dal naturale”, sotto l’influenza e la suggestione del paesaggista Marco Ricci.

Nel 1719 andò a Roma con il padre e durante quel soggiorno decise di dedicarsi pienamente ed esclusivamente alla pittura di paesaggio, pare affascinato dalle rovine romane.

Un documento del 1720 attesta il ritorno di Canaletto a Venezia e del 1722 sono alcuni suoi “capricci” opere che anche se potenzialmente realistiche erano in realtà frutto di fantasia.

Queste gli vennero commissionate da Owen McSwiney, un irlandese che dapprima si occupò di teatro come impresario, senza però riscuotere va detto mai grandi fortune, e che successivamente venne impegnato da Lord March nell’ambizioso progetto di fare eseguire ai più celebri pittori italiani una serie di tombe allegoriche dei personaggi più illustri della storia inglese, del Seicento e del Settecento.

Canaletto iniziò a farsi notare, anche in ambienti che contavano non poco. Nel 1725 un collezionista lucchese, Stefano Conti, gli commissionò delle opere raffiguranti il Canal Grande e il Ponte di Rialto.

L’artista in quel periodo suscitò un crescente interesse da parte del banchiere, mercante e collezionista inglese Joseph Smith, figura che ebbe poi un ruolo fondamentale nella fortuna artistica del pittore veneziano.

Il rapporto tra Smith e Canaletto non fu subito particolarmente sereno, visto anche il carattere complesso del veneziano, ma al “migliore pittore di vedute” si tendeva a perdonare una certa intemperanza.

Gli anni Trenta del Settecento furono molto impegnativi per il pittore a cui vennero commissionate davvero tante opere, per la maggior parte proprio da committenti inglese.

Le celebrità di cui beneficò Canaletto in Inghilterra fu talmente vasta che ricevette molte commissioni, non solo da collezionisti, ma anche dai politici britannici. Raffigurò ad esempio memorabili vedute del Tamigi, non dissimili a ben vedere da quella del Canal Grande a Venezia, ma anche architetture e scorci tipicamente londinesi. Il suo soggiorno inglese si concluse nel 1755, quando fece definitivamente ritorno nella Serenissima, per dedicarsi negli anni a seguire a “capricci architettonici”. Nel 1763 venne eletto membro dell’Accademia d’Arte di Venezia e il 19 aprile 1768 morì nella sua città natale, dove ancora oggi riposa, nella Chiesa di San Lio.

Canaletto tra Veneto e Inghilterra

Canaletto non solo è uno dei più noti pittori veneziani, ma ebbe fortuna anche all’estero. I poli della sua esistenza furono infatti Venezia e l’Inghilterra (in particolare Londra), dove rimase per nove anni. I paesaggi veneziani e quelli inglesi, nonostante fossero come ovvio molto diversi, erano accomunati dalla cifra stilistica del pittore, che rimase sempre coerente nel tempo.

Canaletto conobbe un buon successo in vita e non fu celebre solo per il suo indiscusso talento, ma aveva fama di essere anche esoso e piuttosto scorbutico, come lamentarono molti dei suoi clienti.

Nonostante questi limiti, ebbe tanti committenti, alcuni davvero rilevanti, tra i quali spicca il principe di Liechtenstein e il banchiere e futuro console inglese a Venezia Joseph Smith.

Proprio Joseph Smith divenne per Canaletto un contatto strategico, che gli aprì le porte del ricco collezionismo inglese.

Canaletto fu decisamente abile nell’uso della prospettiva e soprattutto del colore, tradizionalmente uno dei punti forti della pittura veneta, grazie al quale riusciva a donare ai suoi dipinti un’atmosfera unica e per molti versi davvero idilliaca (decisamente allineata al gusto inglese del tempo).

Le principali opere d’arte realizzate dal Canaletto

Il Settecento fu un secolo di profonde trasformazioni socio-culturali e tecniche, un secolo il cui spirito fu fortemente influenzato e quasi pervaso da razionalismo, ottimismo e fiducia, in particolare nell’uomo e nelle sue potenzialità.

Anche nelle arti e specie nella pittura si manifestò una forte esigenza di oggettività e di precisione e questo è ben visibile ad esempio nel “vedutismo”. La pittura era al contempo un mezzo per documentare e per emozionare.

Canaletto fu uno dei migliori interpreti di questa particolare stagione artistica: la sua attenzione al realismo e alla resa atmosferica, fecero del pittore veneziano uno dei più apprezzati in Italia (specie del centro e del nord) e all’estero.

Del suo periodo romano va ricordata l’opera Santa Maria Aracoeli e il Campidoglio (1720) dove si vedono sulla sinistra della composizione la Basilica di Santa Maria in Aracoeli mentre sulla destra il Campidoglio. Le figure minute rendono le architetture ancora più maestose di quanto effettivamente non siano. È molto probabile che in realtà questa tela venne dipinta da Canaletto dopo il suo ritorno a Venezia, ma poco importa.

Canaletto Piazza San Marco 1723
Canaletto, Piazza San Marco (1723)

Uno dei più celebri scorci veneziani di Canaletto è quello di Piazza San Marco (1723) in cui il pittore riprese la tradizionale impostazione prospettica che prevedeva un punto di fuga centrale. Il centro del dipinto è dominato dalla bellissima Basilica di San Marco e sullo sfondo fa la sa comparsa una piccola parte del vicino Palazzo Ducale.

Altra opera che illustra bene lo stile unico di Canaletto è Canal Grande da Campo San Vio presso il ponte di Rialto (1723), in cui il canale è diretto verso il punto di fuga ed è scandito dagli edifici che fungono da quinte laterali, come in un’elaborata scenografia.

L’opera esprime perfettamente la meticolosa attenzione dell’artista nei confronti dei dettagli e della luce, che infatti illumina i palazzi di sinistra svelandone minuti elementi e segni del tempo.

Canaletto Il Bucintoro al molo nel giorno dell Ascensione
Canaletto, Il ritorno del bucintoro al molo nel giorno dell’ascensione (1729)

Il ritorno del bucintoro al molo nel giorno dell’ascensione (1729 circa) è un’altra opera emblematica, fu realizzata per Joseph Smith e raffigura le celebrazioni nel giorno dell’Ascensione, con il rito dello sposalizio di Venezia con il mare, che si celebra ancora oggi.

L’opera colpisce per la sua ricca composizione e l’attenzione minuziosa ai dettagli. Il bucintoro, ovvero la galea dorata del doge di Venezia, arriva in Piazza San Marco, con al seguito fastose imbarcazioni di nobili e il  Palazzo Ducale brilla della luce che proviene da destra, illuminandone la splendida facciata.

Anche in questo caso le piccole figure umani presenti, popolano lo spazio restituendo allo stesso grande vivacità e dinamismo.

Dove vedere oggi le migliori opere di Canaletto

Tre capricci di Canaletto, tra i quali il Capriccio con colonnato e cortile (1765) sono conservati alla Galleria dell’Accademia di Venezia. Sempre nella città lagunare, ma al Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico, sono conservate Il grande Canale verso Rialto (1723) e Rio dei Mendicanti (1723).

All’Accademia di Carrara di Bergamo si trova Il canal grande (1730). A Roma, alla Galleria Nazionale d’arte antica sono conservate Il Canal Grande del Ponte di Rialto verso Ca’ Foscari e La piazzetta (1733-1735).

Canaletto Regata sul Canal Grande 1732
Regata sul Canal Grande (1732)

La Royal Collection di Windsor conserva invece la Regata sul Canal Grande (1732) e Interno di San Marco di notte (1733), mentre alla National Gallery di Londra sono conservate varie pregevoli opere dell’artista veneziano, tra le quali il Doge alla festa di San Rocco (1735) e Il Canal Grande verso sud-ovest (1738). Canaletto per molti versi fu un pittore straordinariamente moderno, non tanto per lo stile, comunque ricco di spunti interessanti, ma per il suo rapporto con il mercato.

Lorenzo Renzulli

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