Ultima modifica 11/04/2024
Banana Andy Warhol, una pagina di storia dell’arte e della musica, davvero curiosa. Da parte di una frugale dieta esotica per il grande Paul Gauguin a simbolo metafisico per Giorgio de Chirico, nel 1967 la banana diviene con Andy Warhol un universale oggetto del desiderio, dei collezionisti d’arte, ovviamente, ma anche un po’ a sorpresa dei collezionisti di musica.
La banana come oggetto d’arte e simbolo di una generazione musicale fu proprio un’intuizione di Andy Warhol, che nel 1967 scelse questo frutto giallo come protagonista indiscusso della copertina dell’album della band statunitense dei Velvet Underground.
Non fu facile per il gruppo rock trovare qualcuno che disegnasse la copertina del loro primo album (intitolato Velvet Underground & Nico) perché le loro canzoni sconfinavano spesso su temi considerati scottanti, come la droga. Una sera conobbero un giovane fan in un locale dove si esibivano, che certo non si faceva di questi problemi. Quel fan era Andy Warhol che si prestò ben volentieri a creare la copertina del loro album. Warhol si cimentò più volte con questo genere di lavori grafici.
La figura più carismatica della pop art scelse una banana per illustrare la copertina e curò anche la supervisione artistica del disco, che venne registrato nel secondo semestre del 1966 e prodotto poi nel 1967. Nelle edizioni originali dell’album, il frutto giallo poteva anche essere in qualche modo “sbucciato”: questo grazie ad una pellicola adesiva togliendo la quale si aveva l’illusione di levare la buccia alla banana, che non si rivelava bianca, ma rosa. Altra fortunata e innovativa intuizione di Warhol.
Banana Andy Warhol e diritti d’autore
Di recente i Velvet Underground hanno fatto causa alla Andy Warhol Foundation proprio a causa della banana che venne disegnata dall’artista e che negli anni divenne un’indiscussa icona pop.
Pare che Warhol non registrò mai la banana come marchio e dunque la fondazione per la band non ha alcun diritto di sfruttarne l’immagine, vendendo i relativi gadget.
Il banana album, così come viene oggi comunemente chiamato dai più, rimane una pietra miliare, non solo della musica, ma anche dell’arte (specie ovviamente della pop-art), proprio grazie alla banana di Andy Warhol, questo ovviamente muove interessi economici non da poco.
Banana Andy Warhol e non solo
Non solo banane per le cover pop di Warhol. Tra il 1949 e il 1987, anno della sua scomparsa, Andy Warhol progettò oltre 50 copertine di dischi tra quelli di musica jazz, pop, rock e anche classica.
Oltre a quella del “banana album” una delle più memorabili e provocatorie fu la cover con cerniera incorporata, di “Sticky Fingers” dei Rolling Stones.
La banana nell’arte, negli ultimi anni
Con la sua banana Andy Warhol ha fatto decisamente scuola. La banana, anche negli ultimi anni ha riscosso ottimi consensi tra gli artisti: dal collettivo femminista Guerrilla Girls a Sarah Lucas, da Angus Fairhurst a Takashi Murakami. Damien Hirst l’ha valorizzata su un vellutato blu (Turps Banana, 2011), mentre Banksy l’ha usata riprendendo ironicamente una celebre scena di Pulp Fiction in cui John Travolta e Samuel Lee Jackson si trovano a brandire, in questo caso, due banane come pistole. Per arrivare infine a Maurizio Cattelan, che con un frutto e una striscia di nastro adesivo ha messo in subbuglio col suo ready-made l’Art Basel di Miami del 2019.
Comedian di Cattelan è stata la prima opera realizzata con una vera banana, attaccata al muro dello stand e che è stata poi venduta per ben 120 mila dollari e mangiata a sorpresa, in una performance diventata presto virale, dall’artista newyorkese di origine georgiana, David Datuna.
Lorenzo Renzulli
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