A tu per tu con PassparFood. Quando l’illusione si fonde con la realtà (e ci stuzzica l’appetito)

Qualche tempo fa, abbiamo presentato il progetto Pass Par Food: un viaggio speciale tra arte e fotografia. Un modo diverso di fare fotografia dove i protagonisti delle opere sono gli ingredienti dei piatti più gustosi e famosi del nostro Bel paese.

Pass Par Food

Oggi voglio intervistare il fondatore di Pass Par Food e scoprire qualcosa in più su questo ambizioso progetto e le novità che ci attendono!

Filippo, raccontaci qualcosa di te, e del tuo percorso professionale nel mondo della fotografia?  Click, una musica che mi ha spinto a capire cosa meccanicamente succedeva una volta che si premeva quel  bottone. Click e la trepidazione dell’attesa nel vedere cosa avevo visto e come lo avevo riprodotto su una  semplice fotografia. I mille errori fatti che mi hanno insegnato ed oggi mi permettono di vedere il lavoro finito  ancora prima di comporre l’immagine. 

La mia passione per la fotografia nasce tanti anni fa, quando per la prima volta ho poggiato il mio indice su  quel bottone e click.  

Ansel Adams è stato il mio maestro, si certo sarebbe stato fantastico aver potuto apprendere da lui  direttamente… ma il guardare le sue immagini, studiare la sua luce e le sue ombre, riflettere sulle sue  inquadrature mi hanno permesso di capire come ottenere di più dalle mie immagini, e non c’è giorno che non  osservi le sue immagini senza apprendere qualcosa. 

Ho iniziato fotografando in analogico e questo mi ha permesso di sviluppare tecnica e sensibilità, come già  accennato mi permettono valutare le mille variabili prima di scattare. 

Sono passato poi al digitale nel 2010, questo passaggio mi ha permesso di offrire ai miei clienti una qualità  di dettaglio ineguagliabile. Sono sincero, preferisco ancora l’analogico, la vecchia pellicola, ma la velocità di  elaborazione del digitale non ha eguali. Con questo non ritengo che la fotografia digitale sia più facile, anzi  per certi versi è molto più complicata dell’analogica, una volta che si è fatto click esistono milioni di  possibilità di modifica. Si riesce a sperimentare molto di più abbreviando i tempi. 

Nel 2004 sono diventato fotografo professionista iscritto all’ associazione nazionale fotografi professionisti –  Tau Visual e da allora non mi sono mai fermato. 

Ho aperto la mia agenzia di comunicazione (Onion adv) e ho continuato a fotografare sia per lavoro che per  passione. Non vado da nessuna parte senza la mia macchina fotografica. 

Come è nata l’idea di Passparfood?  

L’idea di PPF è nata dalla volontà di creare un progetto nuovo pensato a partire dalle ricette della cucina  italiana semplice e tradizionale, fatta di materie prime comuni. Mi sono chiesto come potessi renderle  speciali. 

Volevo creare una sorta di “ricettario artistico” e da questo viene l’idea di usare il passe-partout che richiama  la cornice e l’opera d’arte, col singolo ingrediente posizionato a cavallo tra lo spazio centrale e il passe partout. 

Cosa vuoi comunicare con la tua arte?  

Quello che vorrei comunicare è l’importanza delle cose semplici, quanto un oggetto comune possa  assumere valore, una manciata di sale che diventa parte di un’opera. La fotografia permette di fare anche  questo. Chiaramente ci vuole sensibilità artistica e duro lavoro perché è tutto studiato fin nei minimi dettagli. 

Ti è mai capitato che qualcuno pensasse che non fossero fotografie ma vere e proprie composizioni  reali su quadri? 

È capitato spesso, a trarre in inganno è soprattutto il fatto che le immagini siano in scala 1:1, ma anche il  fatto che siano davvero molto nitide, sembra di poterle toccare. 

Arte e fotografia con te viaggiano di pari passo. Come riesci a catturare l’immagine in modo così  nitido tanto da sembrare reale? 

Di sicuro non ci si improvvisa fotografi, quindi per creare certe immagini è fondamentale aver sperimentato  anni con macchine, luci e soggetti diversi. La posizione e l’intensità delle luci in questo caso è fondamentale  per creare un senso di tridimensionalità. Per finire molta, molta pazienza. 

Vittorio Sgarbi ha scelto di inserire nelle sue mostre personali “I mille di Sgarbi” le tue opere d’arte.  Puoi raccontarci di questa esperienza e dell’impatto sul pubblico?  

Son stato davvero contento di rientrare fra i selezionati e di aver partecipato a tutte le mostre de “i mille di  sgarbi” 2020/2021. Devo ammettere che durante la prima mostra a Cortina a febbraio 2020 vedere la mia  opera esposta accanto a quelle di altri talentuosi artisti mi ha fatto emozionare perché ho lavorato tanto su  PPF e ci ho creduto da subito.  

La risposta del pubblico poi è stata di curiosità e apprezzamento. Non sono mancate domande e  conversazioni interessanti, un’esperienza davvero intensa e unica. 

Qual’è l’opera più venduta? E su quale nuova ricetta stai lavorando?  

L’opera più venduta è la carbonara, di cui esistono due versioni.

La nuova ricetta in cantiere è…top secret,  posso solo anticipare che sarà pronta in Settembre. 

Una curiosità che vuoi condividere con i nostri lettori?  

PPF è per tutti, e può essere un prodotto esclusivo. Ho pensato di dare la possibilità a chi volesse vedere  realizzata la sua ricetta di partecipare ad una sessione di scatto e di vedere le immagini crescere e  concretizzarsi.

I tuoi prossimi progetti? 

Non saprei ancora quale sarà la prossima realizzazione personale, ogni progetto non commissionato  deve nascere così di impulso, sto valutando di realizzare immagini che leghino food e body o scomporre  oggetti di uso comune per mostrare i dettagli che non si vedono.

Gloria Gargano- founder Glamcasamagazine

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